Qualche settimana fa Thor Björnsson, quello nella foto qua sopra, ha sfondato il muro della mezza tonnellata sollevata nello stacco da terra, con un record assoluto di 501 kg, scavalcando il precedente di Eddie Hall che aveva 500 kg.
Nessun uomo sul pianeta ha mai sollevato da terra e si è messo in piedi con più di questo carico e l’evento ha avuto risonanza oltre i confini della nicchia degli appassionati, diventando un piccolo fenomeno mediatico per qualche giorno.
Thor è uno atleta strongman, e lo strongman negli ultimi anni ha avuto una incredibile diffusione, ampliando notevolmente il suo bacino di utenza. Personalmente, adoro lo strongman che si compone di prove stimolanti come il tyre flip, le atlas stones, la farmer walk, il yoke, l’apollon axel e anche lo stacco da terra. Prove anche nettamente differenti tra di loro per quello che riguardano gli schemi motori, la tipologia di sistemi energetici utilizzata dal corpo e anche sotto il profilo tecnico delle singole prove.
Lo strongman di pari passo con la sua diffusione ha sdoganato le fascette nello stacco, se si vuole.
Nel 2005 se facevi la presa mista eri considerato un viscido baro, non come i veri uomini che facevano la doppia prona o la presa ad uncino, da veri veri veri verissimi uomini.
Nel 2010 se usavi le fascette nello stacco eri considerato un debole, uno con le manine delicate piccinino lui che senza fascette non ce la faceva. Oggi se Thor usa le fascette… allora le fascette sono da veri uomini. In questo caso si aggiunge all’essere un vero uomo anche il voler preservare la salute, dato che con le fascette non hai squilibri perché sei simmetrico bla bla bla, come se a girare una manina ti si torcesse la colonna vertebrale 3 volte, che lo stacco si fa da oltre 100 anni e di gente avvolta a spirale non se ne è vista poi tanta…
Ok, diciamo che è un bene che lo strongman amplii la sua base di praticanti perché questo lo fa evolvere e l’evoluzione è sempre positiva.
Nello stacco, ad esempio, anni fa si vedevano, mi perdonino gli amici strongmen, delle esecuzioni oggettivamente raccapriccianti con strattonate ai limiti del delirio, perché il regolamento lo permette (così come permette le fascette e corpetti, questo è semplicemente il regolamento del loro sport!). Ma i nuovi strongmen non fanno più così, la loro tecnica è molto più simile ad un classico stacco da terra regular senza infilate e strattoni, con una dinamica molto più lineare, sebbene in situazioni limite siano sempre presenti queste dinamiche, ma se vogliamo in una versione “standardizzata” e con dinamiche molto meno stressanti per gli atleti.
Nella selezione naturale di ciò che funziona e ciò che non funziona, evidentemente, le vecchie dinamiche sono state abbandonate indipendentemente dalla possibilità di applicarle in favore di una maggiore performance e risultato agonistico… sì, rimane una infilata ma funzionale alla chiusura.
Ma ogni ampliamento del bacino dei praticanti aumenta anche il numero degli esperti ”denoartri” e l’italiota medio che spazia dalla virologia agli assetti geopolitici non può esimersi da essere un provetto tecnico dello strongman e del powerlifting insieme e spesso si leggono posizioni assurde della serie: “eh, ma Thor (che pesa 205 kg su 206 cm di altezza) in fondo ha sollevato poco meno di 2,5 volte il suo peso corporeo” per poi aggiungere, che so… “AndreJ Komaski dalla steppa con furore o Cirin Cian Pai sotto la grande muraglia hanno fatto…” perché c’è sempre un russo, un cinese, un coreano, un tizio a millemila miliardi di km che ha fatto di più, se non tirare fuori coefficienti wilks o IPF points per una smerdata ancora più scientifica; che poi se andassimo ad analizzare veramente i numeri non sarebbe così, anche contestualizzando un atleta che esprime la sua massima prestazione agonistica su tutte le prove dello sport che pratica e non su una singola specialità.
Tutto nella norma, cioè.
Mai capito questo modo di voler sputtanare gli altri, cioè lo capirei se uno dicesse “io sono più forte di lui in proporzione”, ci sta… allora mi si passi che un confronto equo con un soggetto che so di 80 kg di peso corporeo lo vedrebbe forte quanto Thor se sollevasse, mi sembra, 360 kg. Ma dato che nessuno di chi critica ce li ha questi kg, di che cazzo parlano questi? La vedo come un complesso di inferiorità latente, in alcuni sfocia nel solito SUV fallocompensativo, in altri nel desiderio irrefrenabile di criticare chiunque.
Bene, ma non è di questo che voglio parlare e su cui verte questo articolo, anche se servirebbe più una analisi sociale che una fisica.
Ritornando alla questione iniziale: Quanto è forte Thor.
Nella foto di apertura vedete il bilanciere quanto flette?
Qua invece è ancora più evidente perché il bilanciere è un tipo speciale, è una elephant bar che viene usata in ambito strongman all’Arnold Strongman Classic Ohio, un bilanciere più lungo del normale per poter mettere più dischi. Una modalità provata direttamente da Thor in competizione con pari carico rispetto al record menzionato sopra; però con esito negativo fallendo l’alzata.
Infatti un bilanciere perfettamente rigido che viene tirato via dal suolo o è a terra perché la forza di trazione è minore della forza peso, oppure è sollevato dal suolo perché si distacca tutto insieme.
Una elephant bar non ha questo comportamento, cioè si flette ai lati e i dischi interni si sollevano prima di quelli esterni.
Alla luce di questa considerazione che viene tirata continuamente in ballo, il tormentone è: la elephant bar aiuta il sollevatore? E di quanto? Thor quanto è stato avvantaggiato in questo tentativo? E quanto lo è stato rispetto al sollevamento da 501kg che gli è valso il record?
In questo mi vengono in aiuto due miei carissimi amici, Lorenzo Geri e Augusto Pedron. Lorenzo è il responsabile tecnico della Federazione Italiana Strongman e preparatore specializzato in questa disciplina mentre Augusto oltre che istruttore di Strongman è un ingegnere civile specializzato nel calcolo strutturale (edifici, ponti ecc): ecco pertanto le risposte alle domande che tutti gli appassionati di strongman si fanno.
Lascio ad Augusto la parola.
La flessione del bilanciere
Un oggetto sottoposto a delle forze si deforma, non fanno eccezione i bilancieri che tutti noi usiamo in palestra. Come si può vedere delle immagini, in uno stacco da terra la flessione del bilanciere inizialmente sta a terra, poi man mano che saliamo il carico passa progressivamente alle mani fino che a un certo punto si stacca dal terreno ed è tutto nostro.
Il bilanciere quando è poggiato sul terreno sta a una altezza generalmente di 225mm (i dischi sono da 45cm), ma quanta altezza di partenza guadagna il buon Thor con l’Elephant Bar prima che si stacchi dal terreno?
Per saperlo ci servono alcuni dati poi da inserire in una formula che ci dà direttamente questa misura:
- Carico per lato
- Lunghezza del pacco dischi
- Distanza tra le mani
- Diametro bilanciere
- Lunghezza dei collari
Il modulo elastico della barra è praticamente uguale per tutti gli acciai, sia di alta qualità che di scarsa qualità, ed è pari a circa 210 GPa.
Nel disegno qua sopra il modello: le mani, i punti A e B, sono i punti fissi dove il bilanciere si appoggia, mentre F è la forza peso da considerare. La formula che ci serve per calcolare l’altezza aggiuntiva salta fuori dal modello di trave deformabile alla Eulero-Bernoulli
Ora, non è importante da dove questa salti fuori, quanto che ci permette di capire quanto vale f, la distanza fra bilanciere non deformato e bilanciere deformato nell’istante in cui questo si distacca dal terreno, a patto di inserire le distanze corrette e i parametri giusti del bilanciere, E (modulo elastico di Young) e J (inerzia della sezione trasversale che tiene conto della forma, per il bilanciere dipende solo dal diametro).
Qua sopra il grafico che risulta dalla formula ipotizzando di utilizzare i dischi della Eleiko bumper da 25kg (dimensioni similari ai dischi utilizzati in gara per la Elephant Bar) e di tenere la distanza tra le mani di 60cm, quello che si legge sull’asse delle ascisse è il carico totale sul bilanciere e sulle ordinate l’altezza aggiuntiva che avremmo nello stacco.
I pallini in corrispondenza di 200 kg indicano che un atleta che utilizza un carico di 200 kg avrà una flessione, a seconda del tipo di bilanciere, che va 1 mm circa, cioè nulla, a 35 mm che sono 3,5 cm, che non sono pochi.
La tabella mostra gli stessi dati numerici, per avere una percezione quantitativa migliore. Quello che si nota subito è che all’aumentare del carico la flessione aumenta più che proporzionalmente, questo perché ogni disco che aggiungo sul bilanciere, non solo sto mettendo più carico, ma lo sto anche allontanando dalle mani.
Per chiarezza faccio presente che la dinamica riportata da questo grafico è una condizione uniformata per tutte le barre, se in gara si utilizzano dischi differenti e posizione delle mani differenti cambiano anche i risultati.
Si noti come il bilanciere Eleiko olimpico da weightlifting femminile sia veramente flessibile con i sui 25mm di diametro, infatti la sua curva blu che è sopra tutte le altre, sia quella che cresce con maggior rapidità in assoluto. Ma questo non risulta essere un problema, perché ogni bilanciere è studiato ed adeguato alla competizione nella quale viene utilizzato. Ovviamente non ne vedremo utilizzare uno nelle competizioni di Strongman Pro Open, visto che sarebbe inadeguato e probabilmente non sarebbe utilizzabile; sia per la flessione sia per le limitazioni di caricamento dischi.
L’altra cosa che si nota è che sotto i 100kg qualunque cosa usi non si avranno grandi differenze percettibili, a 200kg cominciano a notarsi differenze sostanziali e a salire si fanno evidenti; che andranno a crescere sempre più con l’aumentare del carico.
Thor facilitato rispetto ad Hall?
Il record del mondo fino al 2 Maggio 2020 era di 500kg di Eddie Hall, ha utilizzato la Okie Deadlift Bar e dischi della Eleiko da powerlifting calibrati, la distanza tra le mani è circa 72cm, mettiamo tutto nella formula e risulta 73 mm di flessione.
Ora Thor ha superato la barriera che sembrava impossibile della mezza tonnellata con 501 kg, prima che lo facesse si sono sentite critiche mosse sul set up utilizzato, la barra è più flessibile e così via. Rogue sponsor del tentativo di record ha ovviamente fornito la sua attrezzatura, quindi vediamo le differenze
Ecco i dati dei bilancieri
Questi invece sono i dati dei dischi
Effettivamente ci sono leggere differenze, la distanza tra i collari è 12mm di più per il bilanciere Rogue e i collari stessi sono 3,6 mm più spessi, questo allontana il carico e quindi ci si aspetta che fletta di più. Inoltre, i dischi stessi calibrati della Rogue sono 1 mm più spessi, e se ne metti 9 uno a fianco all’altra fanno altri 9 mm che aumentano certamente la flessione, quindi le critiche erano fondate e l’equipaggiamento sembra a favore del tentativo di Thor, sempre se la flessione maggiore è da considerarsi un aiuto. Infatti, se andiamo a dare ipoteticamente questa attrezzatura all’alzata di Eddie Hall la flessione sarebbe stata di 78 mm, quindi ben 5 mm in più.
Ma poi andiamo a vedere che Thor prende il bilanciere sulla tacca degli 81 cm, perché lui è una cazzo di montagna… risultato: una flessione di 70 mm, addirittura inferiore a quella del record di Eddie che andava a superare. Per fare un confronto apprezzabile ai più, c’è stata una differenza di flessione come nel passare da 100kg a 180kg di stacco con una powerlifting bar e dei bumper, e qua solo mm di differenze sull’attrezzatura e posizionamento delle mani diverso.
Questo serve a farci capire che quando i pesi diventato così alti anche i mm generano differenze sostanziali di flessione, si sentono spesso discorsi sulla rigidezza di un bilanciere rispetto a un altro basandosi solo sulle sensazioni che dà o le impressioni nel vederlo usare dagli atleti, ora avete tutto quello che vi serve per calcolare esattamente la flessione e poter fare confronti basati su dati quantitativi.
Più flette e più è semplice?
Questa è una domanda molto ostica a cui rispondere perché si finisce dentro a piè pari nella dinamica dell’alzata, il punto cardine di questo problema è lo Sticking Point, ovvero il punto più difficile dell’alzata (circa all’altezza del ginocchio ma varia da persona a persona), il bilanciere va accelerato il più possibile prima di arrivarci per avere abbastanza velocità (quantità di moto per la precisione) per superarlo. E qui i bilancieri flessibili non aiutano in questo direttamente, infatti se si utilizzasse il solito schema motorio anche per le barre flessibili si avrebbe solo uno spazio effettivo di accelerazione inferiore, che andrebbe a inficiare sulla possibilità di chiudere l’alzata.
Questa dinamica va a favore di atleti che riescono ad accelerare più velocemente il bilanciere nella parte bassa, sfruttandone le dinamiche stesse che esso genera durante il sollevamento, però causandone altre negative che andremo ad esporre più avanti.
Ma è anche vero che il carico totale viene sollevato nella sua totalità da un’altezza differente, che va a modificare in modo teoricamente favorevole le angolazioni biomeccaniche sulla partenza effettiva del sollevamento, andando ancora una volta ad aggiungere variabili e difficoltà.
Ma andiamo a vedere come questo avviene.
Il grafico qua sopra esemplifica il tutto: il carico che Thor ha sollevato nel suo record è aumentato linearmente da 0 a 501 durante tutta la flessione del bilanciere, pertanto quando le sue mani si erano sollevate di 35 mm lui non teneva 501 kg, ma circa la metà, 250kg.
Prima di dire “eh facile così…” va considerato un altro aspetto che è invece negativo: chi ha provato l’Elephant Bar hanno detto che è più difficile da sollevare anche se flette di più, come mai?
Il punto fondamentale è che il bilanciere oscilla in alto e in basso, e questa oscillazione va gestita.
I più temerari si devono addentrare adesso in quello che è il tempo di sollevamento prima di staccare il bilanciere da terra e la frequenza propria di questo.
Prendiamo come esempio il caso di Thor alle prese con i 501 kg: conoscendo la freccia, cioè la flessione che abbiamo calcolato prima, si può calcolare in maniera semplificata il periodo di oscillazione proprio del bilanciere (il tempo che impiega a fare una oscillazione completa se lasciato oscillare, per renderla semplice prendete un bilanciere, posizionatelo su un rack, caricatelo e date un colpo hai dischi, questo si mette a oscillare, il tempo che impiega a fare giù, su e di nuovo giù si chiama periodo di oscillazione proprio).
Non riporto la formula, nemmeno in una apposita appendice potete scrivermi se volete il dettaglio, mi interessa far vedere che cosa succede.
Il grafico qua sopra mostra cosa accade quando il bilanciere si solleva e si distacca, la curva rosa indica infatti come va ad aumentare la forza:
- Progressivamente alla flessione del bilanciere il carico sulle mani va ad aumentare per rimanere costante quando tutti i dischi, fino a quelli più esterni, si sono staccati dal suolo.
- La curva verde è invece l’andamento della forza con l’oscillazione dovuta alla flessibilità del bilanciere. Thor pertanto non ha sentito in mano 501 kg, il bilanciere oscillando fa variare questo valore e se allo sticking point ti becchi il punto in cui l’oscillazione tende a trascinare il carico verso il basso… potresti fallire l’alzata.
Con l’Elephant Bar succede esattamente questo perché, essendo molto deformabile, è facile che le oscillazioni si amplifichino, vediamo di seguito il grafico che avremmo ottenuto con l’Elephant bar
Quello che si vede è che le oscillazioni sono molto più amplificate del caso precedente, con differenze anche del 20%, vuol dire che il carico in mano per il poveretto varia teoricamente tra 400kg e 600kg una cosa assurda (in realtà una parte di questo comportamento viene dissipato dall’atleta stesso che funge inconsciamente da ammortizzatore). Le entità delle oscillazioni dipendono sia dal tempo di oscillazione proprio, precedentemente calcolato, che dal tempo di sollevamento, infatti un consiglio che danno per sollevare l’Elephant è partire “lentamente” andando a tendere il bilanciere per poi ricercare una accelerazione adeguata al sorpassare lo sticking point, senza però andare ad aggravare le oscillazioni; vediamo infatti cosa succede se aumentiamo il tempo per staccarlo da terra.
Decisamente meglio, e se stacchiamo ancora più lentamente?
Si sono amplificate di nuovo? Ma come? Questo accade perché esiste un intervallo di tempo di sollevamento, in pratica, dove le oscillazioni tendono a minimizzarsi, ma al di fuori di questo, troppo velocemente o troppo lentamente, aumentano. Il bilanciere teoricamente non oscilla affatto se il tempo di oscillazione proprio e quello di sollevamento coincidono. Questo è il problema dei sistemi dinamici, che sono difficili da controllare, infatti la sensazione che da una barra molto flessibile è quella di essere instabile.
Oltre a questo, c’è anche la possibilità di andare a creare oscillazioni sul piano trasversale, ovvero il bilanciere oscilla avanti e indietro rispetto all’atleta portandolo fuori traiettoria.
Il consiglio principe per sollevare questi bilancieri flessibili sarebbe quello di staccarli da terra esattamente con il loro tempo di oscillazione proprio, questo in via teorica restituisce una amplificazione nulla. Restano comunque oggetti difficili da controllare, sopra certi carichi.
Conclusioni
Concludendo possiamo dire, pertanto, è che la Elephant Bar sia un aiuto nel sollevamento, ma quell’aiuto non è gratis: va gestito e ci si deve allenare per farsi una esperienza, per dominare il mezzo. Un po’ come per fasce e corpetti da squat: è vero che effettuare un sollevamento in questo modo permette di sollevare minimo 40 kg in più, e c’è chi guadagna 100 kg, ma non è che uno si mette questa roba e magicamente i carichi aumentano, anzi, senza esperienza si fanno nulle su nulle se non ci si fa male.
Perciò, Thor quanto avrebbe sollevato se il bilanciere fosse stato di altro tipo? Non lo sa nessuno, ragazzi… quello che ci aspettiamo è che con la diffusione di questo splendido sport nel tempo si sviluppi anche una standardizzazione delle prove, con bilancieri a caratteristiche simili. Poi può piacere o meno, ma se le regole sono fisse per tutti… quelle sono e a quelle ci riferiremo.
L’unica controprova sarebbe quella di prendere un forte stacchista e farlo allenare con la Elephant Bar per fargli prendere confidenza, in modo da capire, empiricamente, quanta differenza c’è.
Per dire, la quadra bar rende più semplice lo stacco, ma solo perché le maniglie sono più alte del normale bilanciere: posizionate le mani alla medesima altezza tutto questo vantaggio non c’è, con sommo stupore di chi pensa che sia facilissimo.
Analogamente, campioni del WL che sono passati allo strongman hanno fatto fin dai primi allenamenti degli splendidi risultati negli eventi di press, pur dimostrando però grandi difficoltà in esercizi che vertono su schemi motori non reclutati nella pratica della pesistica olimpica. Atleti che per eccellere si sono dovuti comunque allenare specificamente per gli eventi strongman.
Quando Max Biaggi passò alle SuperBike ci mise un po’ ad ingranare, eppure le SuperBike erano considerate di serie B. Come sempre, la specializzazione necessita di… specializzazione! In altre parole, quelli forti saranno sempre forti in movimenti simili al loro, ma non così forti: lo diventeranno se avranno l’umiltà di capire i nuovi mezzi e i nuovi contesti, di fare un passo indietro considerandosi dei principianti.
Autori: Augusto Pedron e Lorenzo Geri
Augusto Pedron, Laureato in Ingegneria Civile presso l’Università di Trento. Libero professionista specializzato in analisi e calcolo di strutture, istruttore di Strongman e appassionato di allenamento della forza. Attualmente 210-145-240 kg in squat, panca e stacco
Lorenzo Geri, Cofondatore della F.I.S.Man e responsabile tecnico per la progettazione e l’organizzazione degli eventi del campionato italiano di strongman.
Responsabile tecnico dell’area didattica e del corso di formazione istruttori Strongman.
Preparatore di atleti Strongman/woman amatoriali e professionisti.
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