L’alcol, chimicamente conosciuto come alcool etilicoo etanolo, è prodotto in natura attraverso la fermentazione alcolica del glucosio, che avviene in condizioni anaerobiche tramite il metabolismo di diversi microorganismi (compreso in piccola parte nel nostro microbiota intestinale).
Il suo consumo è legato ad alcuni benefici cardiovascolari, ma soprattutto a molti effetti avversi per la salute (specie in giovane età), ed è responsabile direttamente dello sviluppo di 7 tipi di cancro.
Per confrontare le assunzioni di bevande alcoliche si ricorre alla: unità alcolica, che corrisponde a circa 12g di etanolo nella bevanda (circa una birra o un bicchiere di vino); in genere l’uomo tollera una quantità circa doppia rispetto la donna. Il diverso metabolismo del sesso femminile le rende più suscettibili agli effetti negativi. Esiste tuttavia una forte individualità, alcune persone hanno pochi enzimi per neutralizzare velocemente gli effetti dell’alcol e subiscono prima i danni causati dalla sostanza.
L’alcol si trova in numerose bevande in quantità molto variabili : birra (4,5°), vino (12°), liquori (35°), grappe (fino a 70°) e anche come etanolo assoluto (95°) ad uso culinario. La gradazione alcolica esprime la percentuale di alcool in volume sul volume totale della bevanda, ad esempio una lattina di birra da 330ml di media gradazione (4,5°) contiene: 330ml x 4,5° : 100 = 14,9ml di alcool puro (104 kcal) circa 1 unità alcolica
L’etanolo fornisce circa 7 kcal/g , contro le 4 kcal/g dei carboidrati-proteine o le 9 kcal/g dei lipidi.
Metabolismo ed effetti dell’alcol
Alcool e Assorbimento
L’alcool, una volta ingerito è metabolizzato ed assorbito in parte a livello dello stomaco (soprattutto nell’uomo, meno nella donna) e dall’intestino per essere poi metabolizzato in larga parte dal fegato.
L’alcool è perfettamente solubile in acqua, inoltre si diffonde passivamente attraverso le membrane cellulari, quindi si trova in simili concentrazioni sia nel sangue che nella cellula, che in qualsiasi comparto extracellulare, ovvero dove si trova acqua. L’assunzione di alcool a stomaco vuoto facilita l’assorbimento, mentre bere alcool con lo stomaco pieno ne riduce la velocità di assorbimento. Le donne in media hanno minore idratazione complessiva rispetto all’uomo e minore capacità di metabolizzare l’etanolo, difatti sono molto più sensibili agli effetti dell’alcol.
Metabolismo ed effetti dell’alcool sul fegato
L’alcool subisce un primo metabolismo nello stomaco dove l’enzima alcool deidrogenasi (ADH) lo converte in acetaldeide, riducendo una molecola di NAD+ (un cofattore derivante dalla niacina, vit.B3) in NADH. Lo stesso enzima trasforma l’alcol in acetaldeide una volta che questo è giunto al fegato.
L’acetaldeide a sua volta è ossidata ad acido acetico dalla sua deidrogenasi (ALDH) riducendo ancora una volta il NAD+. L’acetato (che deriva dall’acido acetico) viene incorporato col coenzima A, diventando Ac-CoA che potrà entrare in diversi percorsi per produrre energia o molecole di riserva.
- Etanolo + (NAD+, ADH) →Acetaldeide + NADH
- Acetaldeide + (ALDH, NAD+) →Acido acetico + NADH
Questa grossa produzione di NADH e riduzione del NAD+ libero crea degli ostacoli al funzionamento di numerose reazioni biochimiche : glicolisi, ciclo di Krebs, beta ossidazione, gluconeogenesi. Le conseguenze sono: una riduzione della glicemia, l’inibizione dell’uso di glucosio da parte dei tessuti, l’aumento della chetosi la produzione di acido lattico. In casi di grave intossicazione alcolica, infatti, si può instaurare quella condizione metabolica denominata chetoacidosi, e che è estremamente pericolosa (da non confondere con la chetosi fisiologica indotta dal digiuno o dalla dieta chetogenica).
Il NADH per tornare NAD+ deve cedere elettroni nella catena respiratoria, producendo energia e calore. Un eccesso di alcol può così portare al fegato grasso fino alla cirrosi epatica (come vedremo nel prossimo paragrafo).
L’alcool fa ingrassare?
L’alcool, così come l’acetaldeide, sono sostanze tossiche e come tali hanno la precedenza nel metabolismo, infatti l’alcool non può essere “messo da parte” e accumulato come il glucosio o i lipidi, inoltre più se ne consuma e più ha un forte effetto termogenico.
Pertanto l’alcool da solo difficilmente può far ingrassare, anche consumare solo calorie da alcool oltre il proprio fabbisogno non è in grado di far ingrassare (spesso gli alcolisti sono magri e denutriti, a differenza dei bevitori sociali od occasionali).
Come abbiamo visto però viene inibito l’uso sia del glucosio che dei grassi, e questo, se il bilancio calorico lo permette, porta ad ingrassare.
Oltre a questa considerazione, bisogna tenere conto che inibendo l’uso del glucosio e dei grassi a scopo energetico si accumula Acetil coenzima A (vedi produzione di acetato) e prodotti intermedi del metabolismo del glucosio che portano alla lipogenesi (sintesi di acidi grassi). Questo effetto è dannoso a lungo termine in quanto oltre a fare ingrassare (calorie permettendo), aumenta la glicemia post-prandiale (a differenza dell’alcolismo cronico o dell’intossicazione) e le VLDL nel sangue, favorisce il deposito in loco di grasso andando a favorire la comparsa della steatosi epatica alcolica, il cosidetto “fegato grasso”.
Oltre a tutte le complicazioni metaboliche intrinseche dovute alla secrezione di citochine pro infiammatorie (analogamente al grasso viscerale addominale), gli effetti dell’alcol possono portare alla steatoepatite (infiammazione del fegato) e alla cirrosi epatica (condizione cronico degenerativa, ovvero può solo peggiorare) che a sua volta in gravi casi di abuso porta all’epatocarcinoma.
Metabolismo alternativo dell’alcool e fegato : cosa cambia bevendo molto?
Altri sistemi metabolizzano l’alcool, tra cui le catalasi che sfruttano direttamente l’acqua ossigenata per ossidare e il MEOS (sistema di ossidazione microsomiale dell’etanolo). Il MEOS ha la particolarità di essere più attivo con dosi più elevate di etanolo (abuso di alcool, alcolismo) da smaltire e nel consumo cronico. Infatti, sfrutta l’ossigeno e un cofattore ridotto (NADPH) al posto di uno ossidato (NAD+). Anche se questo,a prima vista, sembra non dire nulla di importante, in realtà non è così:
Ciò comporta un’aumentata produzione di radicali liberi (ROS) a causa dell’uso diretto di ossigeno, che va a creare fenomeni di perossidazione lipidica delle membrane delle cellule, danneggiando proteine, enzimi e acidi nucleici (DNA).
Il fegato in realtà è un organo molto resistente e normalmente dispone di potenti sistemi per difendersi da questi insulti e continuare a funzionare anche sotto forti stress, infatti la cirrosi epatica da alcool è un fenomeno legato ad una storia di pesante abuso di alcool per molto tempo. Tuttavia la produzione di acetaldeide rende impossibile riutilizzare il glutatione (spesso si tratta farmacologicamente l’intossicazione acuta da etanolo con infusione di glutatione), che è un potentissimo antiossidante endogeno, e questo porterà comunque a danni all’organo.
Sommando quindi radicali liberi, deplezione del glutatione, danni strutturali e le citochine infiammatorie, si pongono ottime condizioni per la crescita di cellule anomale e per la progressiva atrofia, disfunzione e morte di cellule sane.
Abuso di alcool in gravidanza
Gli effetti descritti prima sono decisamente amplificati in una gravidanza. L’alcool attraversa senza difficoltà la placenta così come l’acetaldeide e, dato che il feto non dispone di adeguati enzimi per metabolizzare l’alcool, soffrirà di diversi disturbi neurologici e fisici (sindrome feto-alcolicao FAS). Comunque questa condizione è completamente prevenibile se ci si astiene dal consumo di alcool specialmente nel primo trimestre.
I casi più gravi sono stati osservati con 4-5 unità alcoliche, ma possono essere già presenti danni con 1-2 unità alcoliche.
Alcool, vino rosso e ridotto rischio cardiovascolare
Per quanto riguarda il rischio di malattie cardiovascolari, un consumo “moderato” di alcool (da 1 a 2 unità alcoliche al giorno, qualsiasi bevanda alcolica) è associato ad una riduzione di eventi ischemici (fino al 13% in meno) ovvero è in grado di ridurre il rischio di ostruzione coronarica. Questo effetto positivo sembra dovuto all’effetto vasodilatatore e antiaggregante dell’alcool.
Per meccanismi poco chiari è anche in grado di aumentare di qualche punto il colesterolo HDL, che è responsabile del trasporto inverso del colesterolo, cioè lo riporta al fegato, migliorando ancora una volta il rischio cardiovascolare.
Spesso si sente dire che qualche bicchiere di vino rosso al giorno sia un toccasana per il cuore e la salute, presumibilmente per il contenuto di polifenoli come il reveratrolo, che sembra avere numerose proprietà benefiche: riduzione dello stress ossidativo, del colesterolo LDL, vasodilatatore, migliora la sensibilità insulinica. Molte persone, per questo motivo, lo considerano addirittura un’antinfiammatorio naturale. Ma sono nel giusto?
In effetti, c’è un dettaglio, non di poco conto da considerare quando si fanno certe affermazioni, e cioè che le quantità sperimentate sull’uomo per ridurre il rischio cardiovascolare o il diabete di tipo 2 sono tra 150-1000mg di resveratrolo sintetico o da estratto di uva. Nel vino rosso, se siete fortunati, ne trovate 2 mg per bicchiere, per cui dovremmo consumare centinaia di bicchieri al giorno per avere un effetto ipoteticamente tangibile.
Secondo i dati raccolti nello studio americano CARDIA, che valuta il rischio cardiovascolare nei giovani adulti, il consumo abituale di alcool è proporziale alla calcificazione delle arterie (irrigidimento, ipertensione), con i soggetti con una media di 2 drink al giorno (corrispondenti a circa 2 unità alcoliche per l’uomo) e i binge-drinkers al vertice, in particolare negli afroamericani.
Questo, a detta dei ricercatori, potrebbe annullare il potenziale miglioramento del colesterolo HDL sul rischio cardiovascolare.
In definitiva gli effetti positivi dell’alcol non sono paragonabili a quelli negativi, per cui anche il vino rosso, in quantità moderate non fa bene alla salute.
Alcool e sistema neuroendocrino
Effetti psicoattivi e dipendenza: perchè l’alcool fa stare bene e piace?
L’alcool ha un generale effetto di sedazione e rilassamento psicofisico, questo è dovuto allo stimolo diretto dei recettori per il GABA, il più importante neurotrasmettitore inibitorio.
L’uso cronico e l’abuso di etanolo, portano ad una riduzione dei recettori del GABA (desensibilizzazione), che viene compensato con l’aumentata assunzione di alcool per ricreare lo stesso effetto psicotropo. L’iperstimolazione cronica dei recettori GABA porta ad una riduzione della memoria e atrofia dell’ippocampo, inoltre aumenta come compenso la sintesi di Glutammato, il principale neurotrasmettitore eccitatorio.
Con la sospensione dell’assunzione di alcool si ha la sindrome da astinenza, dovuta alla mancanza di stimolo sul GABA e la forte azione del glutammato in eccesso, causando iperattività e aumentata suscettibilità a crisi simil-epilettiche o nel peggiore dei casi infarto. Il glutammato in eccesso, attraverso la sua azione su diversi recettori (NDMA, AMPA, Kainato) induce eccitotossicità e un enorme flusso di calcio nel neurone, portando in ultimo ad apoptosi (morte cellulare).
L’alcool agisce anche sui recettori degli oppioidi e stimola il rilascio di dopamina nel sistema limbico; questo effetto provoca sensazione di piacere e crea dipendenza dalla sostanza, attivando il cosiddetto circuito del piacere-ricompensa, che normalmente si attiva quando viviamo un evento positivo e questo spinge alla ricerca dell’alcool per farci provare le stesse sensazioni positive di benessere. I recettori oppioidi inoltre bloccano l’effetto anti-dopamina del GABA, andando a potenziare questo aspetto.
L’effetto dell’alcol sul benessere e l’euforia è invece dovuto allo stimolo dei recettori della serotonina (5-HT, target di numerosi farmaci antidepressivi), che ovviamente cessa con l’astinenza dall’alcool e questo continuo on-off può indurre uno stato depressivo in astinenza. Vengono anche iperstimolati i recettori per i cannabinoidi (CB-1), che influiscono negativamente sul controllo motorio e sulla capacità di ragionamento.
Questi continui alti e bassi di stimoli di diversi neurotrasmettitori, hanno pesanti influenze sulla regolazione dei ritmi circadiani e creano problemi nella regolazione del normale ciclo sonno-veglia andando a peggiorare il quadro psicologico dell’astinenza e la possibilità di ammalarsi di numerose patologie.
Dunque, l’alcool è una vera e propria sostanza stupefacente e tossica, ma perché è legale?
Perché ha molti altri usi oltre a quello personale (cucina, biocombustibile, etc.). Il suo consumo è diffusissimo ed antico ed ormai è tradizione (soprattutto in Italia, grazie alla viticoltura), ed è “socialmente accettato”, così come il fumo di sigaretta, diventando una normalità. Inoltre è una importante fonte di profitto per chi lo produce e per lo stato.
Alcool effetti sugli adolescenti
Nei giovani la situazione è peggiore, sia perchè è ancora presente un’importante plasticità neurale (il cervello deve ancora cambiare, e molto), sia per il frequente abuso di alcool in modalità binge-drinking (grosse assunzioni in periodi brevi) nei weekends.
Viene impedito un corretto sviluppo e riorganizzamento dei neuroni (pruning sinaptico, ovvero potatura), si riduce lo sviluppo della corteccia prefrontale (processi decisionali, giudizio, comportamento sociale) e la materia bianca, inoltre è stato visto che predispone ad abitudini nocive (abuso di altre droghe), comportamenti impulsivi-aggressivi e altri disturbi neurologici.
Sperimentalmente è stato visto che il binge-drinking causa danni più seri rispetto alla stessa quantità “diluita nel tempo”, danneggiando irreversibilmente neuroni e inducendo infiammazione nell’ippocampo che è responsabile della memoria, inoltre induce maggiore permeabilità intestinale favorendo l’ingresso di tossine batteriche inducendo infiammazione e attivazione immunitaria.
Alcol effetti sull’asse endocrino
Sono stati osservati degli effetti comuni sia sull’uomo che sulla donna :
- Attivazione dell’asse surrenalico, quindi aumento del rilascio di cortisolo durante la giornata (aumento della glicemia, resistenza all’insulina, catabolismo proteico, aumento del grasso viscerale, soppressione immunitaria, ipertensione)
- Depressione dell’asse tiroideo, con ridotta secrezione di T4 e ridotta conversione in T3 (si abbassa il metabolismo)
- Ridotta secrezione di ormone della crescita e IGF-1 (ridotto stimolo sull’anabolismo proteico e osseo, perdita di massa ossea e magra)
- Alterata secrezione delle gonadotropine (GnRH → LH, FSH) con conseguente riduzione della fertilità, riduzione del testosterone nell’uomo, prolattina aumentata (coinvolta nell’amenorrea e nella lattazione nella donna, ipogonadismo, impotenza e ginecomastia nell’uomo). Queste alterazioni se subite da giovani, avranno conseguenze anche da adulti.
- Aumentata attività dell’enzima aromatasi nel fegato: vengono convertiti più androgeni in estrogeni, che nell’uomo porta ad ipogonadismo, ginecomastia, sovrappeso, ridotto vigore e forza, alterazioni dell’umore.
- Azione tossica diretta dell’etanolo e dell’acetaldeide sulle gonadi (come nel fegato)
Alcool e cancro, quanto è sicuro bere ?
L’alcool è tra i cancerogeni più studiati, ed è attualmente inserito nel gruppo 1 dall’agenzia internazionale della ricerca sul cancro, ente di ricerca dell’organizzazione mondiale della sanità (IARC, WHO).
Il gruppo 1 contiene sostanze che sono direttamente attribuibili allo sviluppo di diversi tipi di tumori nell’uomo, come ad esempio il benzene e derivati, il fumo, il virus dell’epatite B e C e le radiazioni ionizzanti.
Gli effetti dell’alcol sul rischio sono dose dipendenti, e ciò non significa che bere poco sia sicuro: dalla ricerca non risulta esistere un consumo sicuro di alcool entro il quale non si verifichi carcinogenicità.
I siti di cui l’alcool è sicuramente responsabile nell’uomo sono: bocca, faringe, esofago, laringe, mammella, intestino e fegato che nonostante sia molto impegnato nel metabolismo dell’alcool è l’organo meno messo a rischio.
I meccanismi sono molteplici e molto complessi, ad oggi non è ancora chiaro come l’alcool sia direttamente implicato nella crescita di cellule tumorali, ma l’acetaldeide, lo stress ossidativo, il danneggiamento del DNA e di proteine che regolano il ciclo cellulare, la deplezione di folati endogeni (fondamentali nell’espressione genica) e altri cofattori (glutatione…) sembrano essere i principali colpevoli.
Il fumo di sigaretta (ma anche di altre sostanze), contiene numerosi cancerogeni e pro cancerogeni e sembra essere sinergico con l’alcool per due motivi : chi fuma spesso beve di più e le sostanze chimiche presenti potenziano i danni dell’alcool in particolare in zone dove vengono a contatto entrambi (bocca, laringe, faringe, esofago).
Queste evidenze scientifiche circa la cancerogenicità dell’etanolo sono condivise da tutti gli enti nazionali e internazionali sulla ricerca sul cancro.
Conclusioni e spunti di riflessione
Bere alcool per ridurre le malattie cardiovascolari, esistono alternative?
L’alcool può ridurre il rischio cardiovascolare, tuttavia nessun ente di salute pubblica o linee guida per la prevenzione ne consigliano l’utilizzo a scopo preventivo, mentre spesso pongono dei limiti di 1-2 unità alcoliche al giorno per chi è sano e beve (metà nella donna).
Abbiamo visto che la riduzione del rischio è attribuibile alla riduzione dell’aggregazione piastrinica, aumento HDL, riduzione della pressione (transitoriamente).
Il primo effetto è ottenibile analogamente seguendo una dieta sana, la classica dieta mediterranea, ad esempio, dove olio extravergine di oliva, pesce (omega 3), certe spezie, aglio, verdure a foglia (nitrati vasodilatatori) hanno un’attività fluidificante, antitrombotica e anti-ipertensiva.
Oltretutto tutti i vari antiossidanti presenti nella dieta vanno a diminuire l’ossidazione del colesterolo LDL che è ciò che ne potenzia la deposizione nelle arterie e si riduce un eventuale stato di infiammazione di basso grado, che è coinvolta in un’aumentata viscosità del sangue.
Il secondo e il terzo effetto sono ottenibili anche in questo caso con una semplice alimentazione sana, perdendo peso se necessario (fattore molto sottostimato dalle persone) e facendo attività fisica. Questi effetti hanno un impatto notevolmente superiore rispetto al consumo moderato di alcool sul rischio cardiovascolare.
Esistono anche diversi farmaci che hanno permesso di salvare numerose vite prevenendo malattie cardiovascolari : l’aspirina, la niacina, le statine e recentemente anticorpi monoclonali. Chiaramente essendo farmaci hanno diversi effetti collaterali, ma il beneficio oltrepassa il rischio a differenza dell’alcool (altrimenti non sarebbero utilizzati).
Questi sono solo spunti generali, ma in realtà esistono numerosi accorgimenti alimentari e modifiche allo stile di vita che possono migliorare notevolmente la salute, senza effetti collaterali e in modo molto più efficace rispetto al consumo di alcool. In generale meno si beve meglio è, specialmente da giovani e purtroppo i benefici che può dare il bere alcol non compensano i rischi.
Il suo consumo rimane pertanto una scelta puramente personale, sapendo che il rischio è dipende dalla quantità. È una buona idea limitarne il consumo, assumerlo in occasioni sociali particolari come compleanni e festività evitando di introdurre grosse quantità (binge drinking) per “compensare” la propria astensione in altri momenti.
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