La Dieta flessibile racchiude un concetto molto ampio che ha bisogno, necessariamente, di essere analizzato. Alla base della sua “filosofia” c’è il cercare un compromesso tra il miglior approccio dietetico ed una sostenibilità nel tempo. Scopriamolo assieme!
Cos’è la dieta flessibile?
Anzitutto cerchiamo di capire di cosa si tratta. Normalmente si intende con questo termine qualsiasi approccio all’alimentazione che preveda il venir meno dei tradizionali paletti della dieta “bro”.
Per esempio:
- Scelta delle fonti. Che può non esser ristretta ai soli riso, merluzzo, broccoli e pollo. La variazione delle fonti è qualcosa di sicuramente più sostenibile, in questo caso però suggeriamo di andarci cauti e dunque di non eccedere con il “junk food”. Rispettare comunue una logica, per esempio con un alto quantitativo glucidico prediligere fonti poco fibrose per non gravare sull’apparato gastrointestinale, non eccedere con gli acidi grassi più dannosi come il laurico etc…
- Mangiare o non mangiare ogni tot ore. In questo caso si può sicuramente stare sereni, oltre alla cura del peri-workout il nutrient timing influenza ben poco la composizione corporea nel lungo periodo. Organizzarsi in primis da un punto di vista lavorativo/sociale è la soluzione migliore.
- Macros e grammature. Molti approcci dietetici prevedono il mangiare ad libitum (a sazietà) restringendo eventualmente le fonti tra cui poter scegliere (ad esempio la Dukan o la dieta Lemme). Questo è l’aspetto più delicato che influisce di più sulla riuscita del piano nutrizionale. Possiamo però dire che, posti certi limiti, possiamo ottenere un po’ di flessibilità anche qui.
Capiamo bene che la dieta flessibile può essere tante cose. Abbiamo anche visto (vediamo tutti i giorni) che ognuno la applica e la vive come meglio crede e si sente.
La nostra proposta di Dieta Flessibile
Andiamo dunque ad analizzare quello che può essere un valido approccio all’alimentazione che ci permetta al contempo di avere una sostenibilità sul lungo periodo.
Disclaimer: non si tratta di una valida alternativa rispetto alla classica dieta “bro”. Il monitoraggio costante di tutte le variabili del caso rappresenta comunque la strategia migliore. Se però non siete professionisti o ancor di più agonisti, l’applicazione di questi consigli può essere esrtemamente conveniente, soprattutto se state iniziando a martellarvi i cosidetti a forza di tapperware e shakers.
Contate i macros in maniera orientativa
Primo step è quello di impostare una giornata tipo. Scegliere gli alimenti e nerdeggiare sull’app del caso. A quel punto avete un piano sul quale muovervi e modificare ad occhio o in maniera orientativa le varie fonti. Al posto del basmati mettete l’avena o qualche cereale integrale. Fate delle modifiche dei macros senza troppi calcoli in modo da rispettarli il più possibile ma non impazzite.
Anche per quanto riguarda la grammatura, se da una parte all’inizio può essere necessaria, man mano che ci facciamo l’occhio possiamo anche farne a meno, non saranno quei pochi g di differenza a mettere a rischio la nostra composizione corporea.
Impostate un timing generale
Senza essere troppo maniacali stabilite un timing di base.
- Picco calorico e glucidico a ridosso dell’allenamento
- Lipidi lontani dallo stesso
- Proteine equamente divise
Rimando all’articolo sul cosa mangiare dopo la palestra, per ora basta osservare che la strategia si presta bene ad una dieta high carb e low fat in modo da poter far combaciare il picco calorico con quello glucidico.
Per approfondire questi argomenti scopri il nostro libro: Project Nutrition.
Prevedete uno o due giorni di ricarica
Rimando anche in questo caso ad un precedente articolo, quello sul Cheat Day. Due rapidi consigli applicativi:
- Sottostimate l’introito calorico settimanale in modo da avere più margini di sgarro e poter mangiare a sazietà (ad libitum).
- Non siate troppo fiscali con i giorni, abbiate un margine di deroga (per es. nei giorni del weekend)
Non mi sto contraddicendo rispetto a quel di cui ho parlato in altre sedi. Come ho detto non è la migliore strategia in assoluto, è semplicemente un compromesso.
Allenatevi
Allenatevi TANTO, ricordandovi sempre che il volume/frequenza d’allenamento dipendono da quanti anni vi allenate. Più siete “esperti” e più la vostra capacità di sopportare il lavoro cresce. Seguite, nello specifico, due importanti idee:
- Alto Volume. In modo da gestire meglio gli eventuali eccessi calorici.
- Alta Frequenza. In modo da poter contare su di un partizionamento dei nutrienti che verranno, pertanto, veicolati per lo più nel miocita (grande vantaggio in periodi di iperalimentazione).
Conclusioni
Questi 4 consigli sono piuttosto semplici, non si vuole dimostrare nulla o avanzare alcuna pretesa. Non è una panacea ma solo, lo ripeto, un compromesso. Bisogna, nella maggior parte dei casi, fare un passo indietro per capire dove si è e dove si vuole arrivare. Ognuno avrà i propri pesi sulla bilancia, ognuno potrà decidere quel che è meglio per sè. L’importante è saperlo fare in maniera obiettiva. L’importante, in fondo, è essere flessibili
NOTE SULL’AUTORE
L’articolo: Cheat day / cheat meal è di Ludovico Lemme
Personal Trainer certificato ISSA e studente SaNIS (scuola di nutrizione e integrazione sportiva). Segue diversi atleti, sia dal vivo che online nel campo del Bodybuilding e del fitness in generale. Nel 2015 avvia il progetto Rhinocoaching con il quale si propone di creare una piattaforma di riferimento per i suoi atleti e per gli appassionati in generale.
Contatti: rhinocoachingofficial@gmail.com
Pagina FB: https://www.facebook.com/ludovicolemmemygrowth/
Sito Web: www.rhinocoaching.it
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