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Pectoral Machine: analisi biomeccanica e riflessioni pratiche

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La Pectoral Machine è un macchinario conosciutissimo, anche tra quelli che non frequentano una palestra. Vista la sua diffusione su larga scala e la sua facile accessibilità quale macchinario guidato, si porta dietro alcuni dubbi da sempre connessi, più con il rischio articolare per la spalla, che per la sua effettiva efficacia muscolare.

Su questo macchinario se ne sono sentite di tutti i colori. È spesso proposto nelle schede di allenamento e quasi sempre in quelle dei principianti che si approcciano per le prime volte ai pesi. Non è invece un macchinario amato dagli appassionati del ferro. Una delle più famose questioni nate negli anni riguarda la sua pericolosità per la spalla. Come stanno realmente le cose? Può realmente far male? Facciamo chiarezza brevemente una volta per tutte.

Pectoral Machine: cenni biomeccanici ed effettivo rischio articolare

La Pectoral Machine, come viene eseguita nella maggior parte dei casi, prevede l’esecuzione di un’adduzione di spalla sul piano orizzontale in extrarotazione massima e a gomiti flessi. Da un punto di vista muscolare il movimento sicuramente coinvolge il gran pettorale. Da un punto di vista articolare effettivamente può sorgere qualche dubbio in quanto l’esercizio così eseguito permette di sollevare parecchi chili che vanno tutti a spingere sull’omero posizionato in completa extrarotazione. Inoltre, per raggiungere la posizione richiesta dal macchinario, i soggetti con una mobilità scapolo-omerale ridotta metteranno in atto una serie di compensi per ovviare alla rigidità, rischiando di andare incontro a forzature sotto carico.  Insomma, non è un esercizio per tutti e se proprio si decide di proporlo che lo si faccia previa valutazione della mobilità e ci si assicuri che le spalle della persona siano sane e in assenza di patologie o traumi pregressi.

pectoral machine gran pettorale

In tal senso, la problematica che in assoluto deve essere considerata quando si propone la Pectoral Machine a qualcuno è l’instabilità di spalla. Episodi passati di sublussazioni o lussazioni anteriori della spalla, infatti, devono scoraggiare l’utilizzo di questo macchinario. Il cuscinetto, posto contro la parte mediale dell’omero, crea infatti una leva articolare che spinge la testa dell’omero anteriormente contro la capsula anteriore, di suo meno rinforzata di quella posteriore e già indebolita e lesionata in quei soggetti con lussazioni passate e a rischio recidive. Ricordo che il 99% delle lussazioni di spalla avviene anteriormente proprio in virtù di questa peculiare caratteristica anatomica. In presenza quindi di condizioni parafisiologiche o patologiche della spalla appare sconsigliabile eseguire questa macchina che oggettivamente poco rispetta la fisiologia articolare e, come per tutti i macchinari, poco allena le capacità motorie.

dislocazione spalla

Conclusioni di buon senso: una variante intelligente

Appurato l’effettivo rischio articolare della Pectoral Machine, e i soggetti ai quali porre maggiore attenzione, ci tengo comunque a precisare che appare fuori luogo fare del terrorismo, come spesso si vede fare. Eseguire la Pectoral Machine, se avete spalle sane e integre, non costituirà un grosso problema. Ciò che appare consigliabile è invece prediligere esercizi per i pettorali che stimolino maggiormente il muscolo in un contesto di controllo motorio e sviluppo delle capacità coordinative, esercizi come Panca Piana, Dip parallele e Croci manubri, che comunque, per loro natura, necessitano di un’approfondita conoscenza biomeccanica per evitare di farsi male.

variante pectoral machine

Concludendo, una precisazione utile nella pratica. È possibile con alcuni modelli di Pectoral Machine portare l’esecuzione all’interno di uno scenario più fisiologico per poterla così utilizzare come esercizio complementare o come sostituto delle Croci ai cavi. In quei modelli che possiedono sostegni svincolati, si potrà allungare il braccio di leva dell’esercizio impugnando i cuscinetti come fossero dei manubri ed eseguendo così delle croci da seduti in assetto scapolare corretto. Avrete così ottimizzato al massimo l’esecuzione di un esercizio critico, riportandolo all’interno di un contesto che permetta il rispetto di tutti i principi di fisiologia articolare.

Riassumendo quindi in pochi punti ciò che dovete sapere sulla Pectoral Machine:

  • è un macchinario che, nella sua versione classica, deve essere eliminato dalle schede di allenamento di soggetti con una storia clinica pregressa di traumi o dolori alle spalla, in particolare in quelle persone con episodi di lussazione anteriore di spalla. Per tutti quelli invece con spalle sane e integre è un esercizio la cui utilità motoria e muscolare è discutibile ma può comunque essere somministrato senza sforare nel terrorismo per la stimolazione del muscolo gran pettorale in toto;
  • nella sua variante modificata, qualora il macchinario lo permetta, può essere inserito nella scheda come complementare simile alle Croci ai cavi, eseguito sempre con scapole ferme e omero a circa 60° di abduzione in partenza;
  • non è un esercizio consigliato per neofiti, come si crede, i quali devono necessariamente intraprendere un percorso didattico di apprendimento motorio e di consapevolezza dei movimenti corporei per pensare di reclutare in maniera ottimale i muscoli target e ottenere migliori risultati senza farsi male. In questo senso gli esercizi con manubri e bilanciere sono la priorità e l’utilizzo della Pectoral è invece più consigliato nelle modalità sopra esposte per avanzati alla ricerca di nuovi stimoli e di esercizi complementari nuovi da inserire nella scheda.

 

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