Già da tempo è stato chiarito che la composizione e la quantità degli alimenti consumati nelle società occidentali sono correlate allo sviluppo di iperlipidemia, arteriosclerosi e malattie cardiache. In generale le malattie cardiovascolari rappresentano un problema complesso caratterizzato da vari fenomeni, fra cui la perdita graduale di elasticità dei vasi dovuta soprattutto allo sviluppo di placche aterosclerotiche.
Diete ipercaloriche e ad alto contenuto in grassi sono state indicate come le principali responsabili del processo di aterogenesi. Tuttavia è accertato un forte legame fra genetica e dieta ed è stato ipotizzato che questo tipo di malattie si sviluppi come risultato di un’interazione fra nutrienti e caratteristiche genetiche.
Da un po’ di anni è dimostrato che non solo la quantità di lipidi ma anche il tipo e la quantità di carboidrati assunti con la dieta hanno influenza sulla concentrazione di lipidi del sangue. Si deve soprattutto a Goldsteine Brown, che per queste ricerche hanno avuto il premio Nobel nel 1986, la comprensione dei meccanismi che regolano l’omeostasi del colesterolo.
Queste ricerche hanno portato alla scoperta di un recettore sulla superficie cellulare che riconosce una proteina specifica delle LDL, la Apo-B100, e alla comprensione del meccanismo per mezzo del quale questo recettore regola il controllo a feedback della sintesi endogena del colesterolo.
Il colesterolo alto è pericoloso?
Chi non ha mai sentito parlare di colesterolo alto? Chi non lo ha mai associato a parole come “morte”, “infarto” e “bassa aspettativa di vita”?
In effetti, il colesterolo alto è uno dei principali marker utilizzati per poter stimare il rischio cardiovascolare, insieme al colesterolo HDL e al colesterolo LDL. Ma cosa intendiamo per “colesterolo alto”? e a quali parametri si riferisce principalmente?
Fino a pochi anni fa si parlava di ipercolesterolemia ed aumentato rischio cardiovascolare quando con le analisi del sangue si identificavano livelli ematici di colesterolo totale maggiori di 200 mg/dl. Dati importanti tuttavia sono quelli che si riferiscono ai livelli specificamente di colesterolo LDL e colesterolo HDL. In passato, in genere, i valori nella norma del colesterolo LDL, cioè quello considerato “cattivo”, erano inclusi in un range che andava da 70 a 180 mg/100 ml.
Avere livelli elevati di colesterolo LDL, soprattutto maggiori di 180, significava avere un aumentato rischio cardiovascolare. Per quanto riguarda il colesterolo HDL, invece, il range di valori considerato normali è di 40-80 mg/100 ml; chiaramente, in quanto considerato componente protettiva, maggiori sono i suoi livelli e minore è il rischio cardiovascolare.
Recentemente, tuttavia, la Società Europea di Cardiologia ha modificato le linee guida generali sui valori del profilo lipidico, e tra queste anche quelle riguardanti i livelli di colesterolo. In particolare, sono stati modificati principalmente i valori del colesterolo totale e del colesterolo LDL, il cui limite superiore del range è stato ridotto a 100 mg/100 ml (precedentemente era a 180).
Fare periodicamente le analisi ematiche e valutare i livelli di colesterolo è importante in quanto il cosiddetto “indice di rischio cardiovascolare” (IRC), un parametro utilizzato appunto per stimare l’eventuale rischio cardiovascolare dell’individuo, si misura proprio in funzione dei livelli di colesterolo nel sangue, sulla base del rapporto tra il colesterolo LDL e il colesterolo HDL.
Minore è il rapporto, minore è il rischio cardiovascolare. In parole povere, la situazione ideale è rappresentata da elevate quantità di colesterolo HDL e bassi livelli di colesterolo LDL, così che il rapporto LDL/HDL si abbassi. Nello specifico, bisogna inseguire un rapporto inferiore a 5 per gli uomini e inferiore a 4,5 per le donne. Chiaramente, è bene sottolinearlo, il colesterolo (totale, HDL e LDL) non è l’unico fattore da considerare per valutare il rischio cardiovascolare.
Colesterolo alto cause
Sicuramente una componente importante è quella genetica. Alcune persone presentano quantità relativamente elevate di colesterolo, sicuramente sopra la media, pure assumendo quei comportamenti utili per non alzare il colesterolo e per ridurre il rischio cardiovascolare. Oltre alla semplice variabilità genetica individuale, ci sono anche alcuni casi, per la verità nemmeno troppo rari (1:200 o 1:300, in base ai criteri utilizzati), in cui specifiche mutazioni genetiche causano quella condizione patologica conosciuta come ipercolesterolemia familiare (FH).
La FH è una comune malattia co-dominante autosomica ereditaria caratterizzata principalmente da elevati livelli plasmatici di LDL-C, a causa del suo ridotto catabolismo. Se non trattata, l’esposizione a livelli elevati di LDL-C durante la vita aumenta lo sviluppo della placca aterosclerotica e il rischio precoce di malattia cardiovascolare.
Oltre alla componente genetica, ci sono sicuramente influenze di condizioni patologiche che hanno come conseguenza appunto un alterato metabolismo lipidico e un aumentato deposito di colesterolo nel sangue, così come l’utilizzo di alcuni farmaci. Principalmente malattie che affliggono fegato e reni (che sono quegli organi che contribuiscono alla regolazione dei livelli di colesterolo) possono essere causa di elevati livelli di colesterolo, ma anche il diabete o patologie della tiroide possono aumentare i livelli di colesterolo.
Nello specifico, patologie che portano a una ridotta attività della ghiandola tiroidea tendono a causare un aumento del colesterolo, mentre l’ipertiroidismo è associato a riduzione della colesterolemia. Vi possono essere inoltre anche fattori dovuti all’età o al genere (gli ormoni sessuali femminile, gli estrogeni, ad esempio, tendono ad abbassare il colesterolo totale e LDL e ad aumentare il colesterolo HDL, mentre gli ormoni sessuali maschili si comportano tendenzialmente in maniera opposta, aumentano la colesterolemia). Questo è anche uno dei motivi per cui si pensa che le donne siano maggiormente protette dalle patologie cardiovascolari – almeno fino alla menopausa, dopodiché un calo vertiginoso degli estrogeni renderanno la donna più vulnerabile.
Detto questo, le principali cause di colesterolo alto, e anche quelle cosiddette “modificabili”, cioè su cui si può agire, sono rappresentate da determinati comportamenti di stile di vita, ad esempio il consumo di alcol, il vizio del fumo, la sedentarietà e una dieta di un certo tipo, oltre chiaramente a una condizione di sovrappeso o obesità (condizione peraltro che è diretta conseguenza di una dieta insalubre, quantitativamente e probabilmente anche qualitativamente inadeguata, e di uno stile di vita sedentario).
Come abbassare il colesterolo
Partendo da quanto abbiamo detto precedentemente circa le cause del colesterolo alto, e focalizzandoci, per ovvi motivi, solo su quei fattori modificabili, è chiaro che gli interventi utili e più efficaci sono quelli che mirano a modificazioni comportamentali e dello stile di vita. Di seguito sono riportate le raccomandazioni generali più importanti:
- Mantenere un peso corporeo ideale prevedendo un po’ di esercizio fisico ogni giorno: l’attività fisica in questo caso oltre ad aiutare nel mantenimento del peso è associata a un incremento del C-HDL, che adesso sappiamo essere una cosa positiva.
- Limitare il fumo di sigaretta: come abbiamo potuto vedere, uno dei possibili meccanismi che portano poi all’aumento rischio di formazione delle placche ateromatose è la modificazione delle LDL per il danno ossidativo: il fumo di sigaretta aumenta la possibilità di ossidazione delle LDL e di conseguenza aumenta anche il rischio di accumulo di placche ateromatose nei vasi sanguigni.
Per quanto riguarda le indicazioni dietetiche più specifiche:
- Quando le analisi ematiche indicano che i valori di colesterolo totale, colesterolo HDL e LDL non sono nella norma, la prima cosa da considerare è la restrizione calorica, dunque una modificazione della dieta dal punto di vista quantitativo, soprattutto nel caso di soggetti sovrappeso o obesi. Nel caso di normo- o ipercaloriche fare particolarmente attenzione agli acidi grassi saturi introdotti e agli zuccheri semplici. In generale, comunque, evitare un apporto troppo alto di lipidi (fino al 30% dell’introito energetico rappresentato dai lipidi va bene). Maggiore è la quantità di lipidi introdotta e maggiore deve essere l’attenzione nel limitare i grassi saturi.
- Sempre relativamente ai lipidi, si consiglia di aumentare il consumo di pesce e in generale aumentare il consumo di grassi insaturi (ad esempio dall’olio EVO) e l’introduzione di omega 3. Tuttavia, voglio far presente anche che se da un lato, gli omega-3 migliorano i valori dei lipidi plasmatici e rendono il sangue più fluido e scorrevole facendo quindi in modo che le LDL abbiano meno modo di “essere inglobate” dalle parete dei vasi sanguigni (e quindi riduce il rischio di formazione delle placche ateromatose), dall’altro lato aumenta il rischio che le LDL subiscano danno ossidativo (vedi anche il discorso relativo al fumo di sigaretta).
Dunque, possiamo almeno dire che la pratica di prescrivere integratori di omega 3 a caso, come unico intervento dietetico, a prescindere dalla dieta, a prescindere dal soggetto, non è proprio una pratica così utile come si potrebbe pensare.
- In ultimo, per quanto riguarda la classe dei lipidi, non prestare troppa attenzione all’introduzione di colesterolo alimentare perché non è questo che in genere peggiora i parametri ematici. Peraltro, proprio in virtù di una fine regolazione dei livelli di colesterolo, ci sono dei meccanismi che fanno sì che all’aumentare dell’introduzione di colesterolo alimentare diminuisce l’efficienza intestinale nell’assorbirlo (ne assorbiamo meno) e diminuisce la sintesi del colesterolo in sede epatica.
In poche parole, anche se le uova contengono molto colesterolo, non peggiorano i parametri ematici in quanto i grassi saturi presenti sono minimi e anzi ci sono nutrienti che compensano la potenziale aterogenicità dell’alimento (un’eccezione sono gli “iper-responder” a cui ho accennato prima). Al contrario, il grasso delle carni, ha un potenziale aterogeno molto più alto e questo perché i grassi contenuti sono tutti o quasi saturi e di certo non per l’introduzione di colesterolo alimentare.
Chiaramente, questo discorso, comunque, vale principalmente per individui sani in quanto, in caso di particolari patologie e/o disturbi endocrini, i meccanismi di regolazione del colesterolo potrebbero presentare dei difetti.
- Come abbiamo detto anche gli zuccheri sono implicati nell’aumento delle LDL. Per chi ha il colesterolo molto alto, il consiglio è di tenere sotto controllo maggiormente la glicemia aumentando il consumo di fibra alimentare che, oltre ad aiutare nel controllo glicemico, abbiamo visto giocare un ruolo importante nel facilitare l’escrezione del colesterolo in eccesso tramite le feci.
In tutto questo mi preme ripetere e sottolineare che, come si verifica quasi sempre, la miglior terapia è semplicemente il controllo del peso e la restrizione calorica. Il bilancio energetico è sempre il fattore più importante e influente, insieme a uno stile di vita attivo e non.
Articolo del Dott. Daniele Esposito, autore di Project Diet.
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